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martedì 2 giugno 2009

SICILIA: tra scontri di potere e appetiti confindustriali

Annunciata dalle risse che hanno caratterizzato la ristrutturazione del sistema sanitario e della PA, la rottura tra Udc, PdL e autonomisti sembra senza ritorno: ma nella terra del Gattopardo tutto è possibile. La lotta furibonda per garantire affari e favori alle rispettive consorterie ha reso fino ad ora impraticabile ogni mediazione. Ma dopo le elezioni europee, ridefiniti gli equilibri, qualsiasi soluzione è possibile: la rottura definitiva, con un pezzo del Pd pronto a sostenere il disegno autonomista/milazziano; oppure la ricomposizione dell’alleanza originaria. Nell’uno e nell’altro caso i magistrati presenti in Giunta servono come foglia di fico per mascherare la vergogna di uno scontro che tiene sullo sfondo gli interessi in campo, quelli della borghesia mafiosa, e che oggi sono rappresentati su un versante dall’asse Lombardo-Miccichè-Prestigiacomo-Marcello Dell’Utri-Scajola, mentre sull’altro stanno Schifani-Alfano-Firrarello-Cuffaro-La Russa.
Lo scontro è venuto avanti nella e sulla destinazione delle risorse pubbliche.
I tagli -sanità, scuola, formazione, erogazione dei servizi sociali- sono stati fatti pagare alle fasce più deboli della popolazione, le mediazioni raggiunte hanno definito equilibri fragili, senza alcuna rottura significativa con il mondo della criminalità mafiosa. Addirittura, nella nuova Giunta regionale, è presente l’avv. Armao, indicato dal forzista Misuraca, marito di B. Cittadini, Presidente dell’Associazione dei titolari delle cliniche private. Tranquilli: la riforma sanitaria, mentre taglia posti letto e prestazioni vitali, continuerà a garantire gli interessi affaristico-mafiosi che avevano prima in Cuffaro e nell’Udc il loro rappresentante.
La proposta di Lombardo di un ‘governo istituzionale’ riporta alla memoria l'esperienza milazziana che a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta vide la formazione di un esecutivo sostenuto da pezzi della DC, dal MSI, dal Pci, dalla Confindustria isolana.
L’eredità trasmessa ci ha consegnato una sinistra devastata sul piano morale dalle pratiche consociative, e priva di un suo progetto politico alternativo.In questi mesi il Pd ha fatto la stampella di Lombardo, ne ha supportato la falsa riforma sanitaria ed ha avallato le politiche decisioniste di esaltazione delle funzioni dirigenziali, di vanificazione dei controlli e di restringimento degli spazi di rappresentanza, fino alla legge sugli enti locali che fissa uno sbarramento al 5%, come per l'Ars.
Nello scontro, la Confindustria isolana punta al superamento del cuffarismo, visto ormai come ostacolo alla destinazione, non mediata da ‘zavorre’ sociali e clientelari, dei finanziamenti.
La proposta di un governo con esponenti confindustriali sottintende un patto politico e sociale che prevede per il lavoro dipendente precarizzazione a vita, rinunce ai diritti e alle tutele in cambio di un fantomatico sviluppo: un"new deal" di devastazione ambientale, di saccheggi territoriali, di privatizzazione dei beni comuni, di ulteriori tagli a scuola, sanità e assistenza. Gli obiettivi sono dichiarati: Ponte sullo Stretto, rigassificatori, inceneritori, cementificazione selvaggia delle coste, deregolamentazione dei procedimenti edificatori. Mentre si abbandonano gli operai delle fabbriche in crisi e si accetta supinamente, magari per lucrarci sopra, la scomparsa dell’agricoltura contadina.
Il Pd è lacerato al suo interno, in una condizione di estrema subalternità al sistema di potere dominante, avendo perduto e rinnegato la cultura e la pratica dell’opposizione. Nei territori, sono ormai fatto normale le alleanze trasversali , ora con l’Udc, ora con il PdL, ora con l’MpA. Un fenomeno che coinvolge anche l’IdV. Per ora il Pd non sosterrà Lombardo, almeno formalmente.
Forti perplessità hanno perciò suscitato nell’antimafia sociale le candidature, nelle liste del Pd, di R. Borsellino, di I. Tripi, segretario regionale della Cgil, di R. Crocetta, ed ancora più la disponibilità dichiarata da quest’ultimo al confronto con Lombardo. Dopo le elezioni europee ed amministrative, la discussione sarà sicuramente ripresa. Emerge comunque una indeterminatezza, dietro cui stanno spinte politiche e culturali diverse, tra queste il vedere con favore la formazione di una Lega del Sud, considerata necessaria nel gioco delle alleanze per contrastare lo strapotere del PdL. Su questo versante stanno i dalemiani e, nei mesi passati, hanno mostrato interesse al confronto alcuni ambienti, quelli più legati alla presenza istituzionale, di SeL.
Il ‘governo istituzionale’ è una iattura da respingere fermamente: distruggerebbe gli spazi del conflitto sociale, della partecipazione e dell’alternativa, condannando la domanda dei bisogni sociali e la rivendicazione dei diritti alla delega, alla rassegnazione o ad una nuova stagione delle clientele: esso può passare solo se il Pd lo consentirà.
Occorre avviare da subito una risposta d’opposizione democratica nei territori, con le forze dell’antimafia sociale e dell’anticapitalismo.La grande manifestazione di Siracusa contro il G8 Ambiente ha dimostrato che alleanze sociali e progetto per un’alternativa di sinistra hanno gambe e potenzialità non minoritari. Ad una condizione: prendere atto che il centrosinistra che non c’è più.

Mimmo Cosentino

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